Carla Patella di Jean-François Bachis-Pugliese
Carla Patella. (1953, Bologna). La noia. Tecnica mista su tela -120x80cm. Le ombre della sera possono generare negli spiriti dell’ umanita’ recalcitrante delle sensazioni che contengono in se stesse delle nozioni teoretiche che includono con dovizia delle idee che favoriscono l’ immanentizzazione di alcune particolari tentazioni per lo spirito, desideroso quest’ ultimo a penetrare in alcuni ambienti antropici, in cui due esseri psichici che appartengono alla specie femminile e maschile, riescono ad incontrarsi per passare insieme una serata che includa la necessita’ di estromettere dalla loro anime travagliate la grande noia che perennemente alberga in queste creature che si ritrovano senza un loro permesso e senza un loro consenso scaraventate con il loro spirito e il loro corpo di immanenza terrena nei medesimi spazi ontologici accoglienti il loro peso specifico e la loro possanza volumetrica sulla superficie terrestre ospitante ogni ente. La pittrice Carla Patella, in merito a tutto ciò, si avvale di una tela in lino bianca, rettangolare, di chiara matrice geometrica e euclidea per rappresentare una donna e un uomo in un locale pubblico, dove i tratti psicoiconografici di ambedue i soggetti psichici ivi raffigurati all’ interno dell’opera, riescono a manifestare alla mente contemplante di un soggetto psichico che si ritrova a sostare con il suo corpo di appartenenza e la sua anima vegetante nei medesimi spazi ontologici accoglienti la presenza stessa di tale osservatore e l’opera manifesta, la certificazione di tali idee ivi sopracitate nel testo, da cui la pittrice Patella trae ispirazione della suddetta noia per rappresentarla in questa sua opera dedicata appunto a tali soggetti psichici ivi iconograficizzati con i colori ad olio e acrilici, da cui si evince come la giovane ragazza rimanga dopo cena infastidita dai discorsi di un uomo, intento a corteggiarla con degli atteggiamenti del bon ton che sono divenuti talmente insopportabili da parte della suddetta ragazza, come d’ altronde i vari discorsi che lo stesso uomo ha persistito ad intrattenere per l’ intera serata, che la ragazza medesima non riesce piu’ a digerire in quanto tali e non piu’ sopportare, con la conclusione che sia meglio ritornare a casa e dedicarsi ad altro. Lo sfondo dell’ opera presenta una densa campitura monocromatica di colore scuro, in cui da essa vengono sprigionate alcune micromacro chiazze di colori molto piu’ chiari del primo, sicche’ tale sfondo ontoconcretizza l’ idealizzazione di una parete di questo locale pubblico, in cui un tavolo con sopra una tovaglia bianca, riesce a supportare il peso di due bicchieri in vetro assieme a un piatto bianco con un grappolo di uva bianca, simbolo quest’ ultimo che la cena e’ stata consumata e si e’ raggiunti alla frutta per concludere tale serata passata in un ristorante di lusso intrisa da discorsi autocelebrativi e futili, generati dallo stesso soggetto psichico maschile nei riguardi di quello femminile. La donna indossa un vestito intriso da innumerevoli striature nere, dove il loro ripetersi sul tessuto stesso, di tale vestito, impartisce per l’opera medesima la certificazione dell’ immanentizzazione della cromoformadinamicizzazione modulare iconografica, sicche’ la stessa, impone per l’ opera medesima, l’ ontoconcretizzazione della razionalizzazione della ritmocromoformalizzazione degli assetti iconografici che supportano la possanza della cromoformalizzazione del psichadelismo pittorico, nonche’ della ritmocromoformalizzazione dell’ intera veste che ricopre la maggior parte del corpo di appartenenza del suddetto soggetto psichico femminile, dove parti delle sue membra di appartenenza, quali le gambe, le braccia e altro di attinente, non risultano occultate dalla veste sopracitata, ma contrariarmente a tutto cio’ la bellezza della ragazza viene magnificata in tutto dal suo bel fisico che la caratterizza come tale, nonche’ le sue mani, presentono delle dita con le unghie dipinte dagli smalti rossi sfarzosi, simbolo dell’ estrema cura della ragazza, sicche’ un anello prezioso, arricchisce l’ opulenza della bellezza del dito medio della mano destra. La mano sinistra della ragazza, cinge un grappolo d’ uva, nonche’ il suo dito medio viene impreziosito da un altro anello, come del resto il lobo dell’ orecchio sinistro viene magnificato in tutto da un orecchino, simbolo nuovamente quest’ ultimo, della buona cura e della stima di se stessi. Gli occhi della ragazza sono intenti ad entrare in contatto con gli occhi di colui il quale riesce ad osservarla, sicche’ le pupille di tale soggetto psichico femminile, assieme al suo atteggiameto corporale, non mettono altro che in forte rilevanza la noia stessa che la medesima ragazza riesce a manifestare come tale per l’ intera opera, in quanto suddetta noia viene generata da questo ragazzo che siede nello stesso tavolo della ragazza, dove ha continuato per l’ intera serata, in questo locale pubblico, riprodotto sulla superficie della tela, da parte della pittrice Carla Patella, a persistere con i suoi atteggiamenti autocelebrativi, nonche’ la pittrice in questione, riesce a mettere fortemente in risalto, delle qualita’ morali e dei valori assoluti che sicuramente nulla hanno a che vedere con quello che lo stesso uomo ha continuamente esternato per l’ intera serata a questa ragazza, dacche’ quest’ ultima, ha intuito dopo un lasso di tempo, come tale ragazzo raccontava per tutta la serata delle storie fantasiose e noiose che provocavano solo dei stati di depressione a suddetta ragazza ivi iconograficizzata nell’opera, sicche’ ella, risulta in fin dei conti l’unica e vera protagonista assoluta per questo quadro, poiche’ il ragazzo stesso, viene dipinto quasi in maniera sfuocata da parte della pittrice, e si evincie che l’ opera stessa, viene dedicata a tale ragazza e non al ragazzo, per mettere in forte risalto questo situazione imbarazzante che non puo’ passare certamente inosservata allo spettatore dell’ opera. Jean-François Bachis-Pugliese Semiologo e Critico D’Arte. Copyright 2021. Tutti i Diritti Riservati