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Museo delle Arti e Mestieri di Cosenza🟧Prima Retrospettiva dell’arte contemporanea Italiana.🟥🟧Per venerdì 22 luglio 2022, alle ore 18,30, verra’ inaugurata, presso il Museo delle Arti e Mestieri di Cosenza, la Prima Retrospettiva dell’arte contemporanea italiana. Colore azzurro. Presiedono: Dott.ssa Rosaria Succurro, Presidente della Provincia di Cosenza, Giuseppe Giglio, Storico e Critico dell’arte, nonche’ Membro Onorario Esperti d’arte per l’ Europa, Jean-François Bachis-Pugliese Semiologo e Critico dell’arte, Mery Rose Florio, Linguista e Critico dell’arte. Espongono: Iannazzo Lorenzo, Palaia Cataldi Melina, Marrapodi Lamma Grazia, Pisilli Maria Giovanna, La Leggia Onofrio, Consile Vera, Patitucci Brunella, Monteleone Pino, Zanni Ivan, Bonanni Barbara, Roma Valentina, Savoia Pino, D’Antuono Paola, Papaleo Katia, Arcieri Franco, Cappello Pino, Ferrante Cristina Ferrante, Sirio Elvira, Gravina Francesco, Gravina Paola, Cervino Matilde, De Fazio Rossana, Boccalone Luigia, Simanschi Stefania, Bachiocco Bachiocco Piera, Mladin Diana, Vitaggio Fortunata Paola, Martorano Nadia, Arabito Patrizio, Patitucci Francesca, Digiovanni Sara, Pantalloni Simonetta, Iusi Gianpiero, Di Cecca Rosanna, Catalano Anna, Patella Carla, Tedesco Lucia, Mazzuchin Enrica, Bova Mario, Broggi Roberto, Roman Beatrice Mihaela, Cicciarelli – Migliorini Letizia, Gurrieri Giovanni, Liperoti Teresa, De Rosa Ornella, Ghardell Raja, Tolli Gabriella, Magnelli Adolfo, Marin Federica, Gennaccaro Angelo, Calabro’ Alessandra, Morlacchi Francesca.

Carla Patella. ( 1953, Bologna). The Bride – Acrilici e olio su tela – 150x100cm. Le membra di un soggetto psichico femminile di razza europea caratterizzano il corpo d’immanentizzazione terrestre di una docile sposa, ontosignificato, pittoricamente, dalla pittrice, Carla Patella, su una tela bianca, di lino, rettangolare, di chiara matrice geometrica euclidea, dove le vesti bianche avvolgono la maggior parte della pelle del suddetto soggetto psichico femminile, riprodotto, fantasiosamente, con i colori a olio e acrilici, sulla superficie della tela medesima. La raffigurazione di tale sposa è prediletta dalla suddetta pittrice, la quale esprime mediante l’opera d’arte delle idee che contengono in se stesse delle nozioni teoretiche, riconducibili a dei concetti inerenti alla delusione e all’estrema noia che pervadono lo spirito della sposa stessa, dopo il suo matrimonio con il suo fidanzato, divenuto ormai il suo sposo e compagno di vita, il quale, tuttavia, non è rappresentato all’interno del quadro, giacché egli è assente per motivi di lavoro, oppure perché  è intento a festeggiare con gli amici il suo pieno soddisfacimento personale nell’aver posseduto la sua giovane consorte, mentre ella invece lo attende, pronta a servirlo e a riverirlo come una divinità. Cionondimeno, la sposa ha perso ogni speranza di riaverlo accanto a sé, e, sentendisi abbandonata e tradita, non lo aspetta nemmeno più. La giovane donna è seduta su una sedia in vimini, di stile orientale, collocata sul pavimento di una lussuosa villa, caratterizzata da un bel giardino all’italiana, dove s’intravede un grande lago, dalle acque cristalline, di colore celeste, sullo sfondo dell’opera anzidetta. La brava e fedele moglie, accompagnerà, forse, per tutta la vita, fino alla sua morte, e anche oltre, il suo sposo, per godere insieme a lui i frutti prelibati di un futuro radioso e tranquillo. L’addio al celibato, che precede molti matrimoni occidentali e non solo, può tuttavia protrarsi per un tempo indefinito, anche dopo che lo sposo stesso ha affrontato il rito pubblico, religioso, in chiesa, o di altro tipo, con la sua consorte. I vari congiunti, tra cui i parenti, tutti gli amici, assieme ai tanti sconosciuti, sono i testimoni diretti dell’amore dei due novelli sposi, pronti a formare, velocemente, una famiglia modello, e a garantire, pertanto, come tante altre coppie, il prosieguo della sopravvivenza della specie umana, mediante la nascita dei loro figli. Il sontuoso corredo, costituito da tessuti pregiati, che compongono, altresì, l’abito nuziale, sarà funzionale ad abbellire maggiormente le tavole e i letti della confortevole dimora dei due coniugi, la quale è, oltrettutto, il nido d’amore e la sede dei loro nuovi progetti di vita, volti ai piccoli e i grandi piaceri, e alle ripetitive azioni quotidiane, finalizzate al sostentamento alimentare e ai molteplici bisogni spirituali ed economici dei nuovi sposi, il cui obiettivo è anche e soprattutto preservare il loro status all’interno della loro società culturale di appartenenza, ciò vale, altresì, per i membri di altre società di diverso genere. I capelli rossi della sposa sono raccolti all’indietro in una lunga coda occultata dall’impostazione pittografica della sposa stessa, gli occhi della quale non sono intenti a osservare, a loro volta, lo sguardo dello spettatore del quadro, bensì essi sono persi nel vuoto, fissano nient’altro che possa manifestarsi con il suo peso specifico e la sua possanza volumetrica all’interno del quadro medesimo. Il braccio destro, dipinto appoggiato sul bracciolo della poltrona in vimini, sostiene, totalmente, il peso della testa della sposa annoiata, mentre la mano sinistra cinge con le dita l’altro bracciolo della poltrona medesima. Le ombre portanti e proiettate scorrono, nitidamente, sulle superfici merlettate del tessuto bianco dell’abito da sposa della giovane donna, la quale, rientrata a casa, al termine della cerimonia nuziale, decide di rilassarsi tutta sola sulla poltrona sopraindicata. La fede nuziale in oro, simbolo di fedeltà, che dovrebbe stare al dito anulare della mano sinistra della sposa, non è dipinta dalla pittrice, Carla Patella, allo stesso modo, i gioielli comprendenti gli orecchini, i collier, i bracciali, le spille e altri elementi preziosi che servono a magnificare la bellezza e la verve naturale della novella sposa sono completamente assenti, nell’opera. Lo sfondo del quadro è interamente magnificato da una scena di paesaggio di montagna, le cui dolci colline pongono il loro limite assoluto nelle acque di un lago misterioso e senza nome, ravvisabile alle spalle della sposa in questione iconograficizzata sotto un portico, alla cui destra è dipinta a sua volta una colonna atta ad abbellire e reggere il portico stesso che protegge, in parte, dai raggi del sole la morbida pelle di tale ragazza dai capelli rossi, la quale si ritrova tutta sola e annoiata con il suo abito nuziale a meditare sulla sua nuova condizione di vita. Ella potrebbe in parte compiacere e soddisfare gli appetiti fantasiosi del suo consorte, il quale, in cambio, è riuscito, in fin dei conti, a offrire alla sua amata una lussuosa dimora con una bella vista sul lago, dove i rumori e gli schiamazzi delle società tecnodigitalizzate non possono essere percepiti dalla sposa medesima dipinta, in primo piano, al centro del quadro. L’immensa noia è amplificata ancora di più dal matrimonio basato sull’inganno. La giovane ragazza, infatti, credeva di estromettere dalla sua anima il vuoto interiore e lo stato d’insicurezza esistenziale sposando, come unica soluzione, il suo fidanzato per godersi i suoi beni materiali, nonostante ciò, la sua ignoranza spirituale, come dimostra il quadro, non può essere sconfitta facendo delle scelte convenzionali o prendendo delle decisioni di vita di tipo consuetudinario. La noia, invece, può essere superata solo ed esclusivamente intraprendendo delle azioni originali e fantasiose, fuori dalle regole comuni, e rinnegando con forza alcuni condizionamenti e consuetudini sociali di massa, generate dalla presenza dell’umanità recalcitrante sulla superficie del pianeta Terra.
©️ Copyright 2021. Jean-François Bachis-Pugliese, Semiologo e Critico d’Arte. Tutti i Diritti Riservati

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