I’M BLUE – commento critico di JEAN FRANÇOIS BACHIS PUGLIESE

Carla Patella. Enciclopedia dell’arte contemporanea italiana. Tomo 5

Carla Patella. 1953, Bologna. I’m Blue – Acrilici e olio su tela – 80x70cm. Un soggetto psichico femminile di razza europea e’ iconograficizzato su una tela in lino, di colore bianco, rettangolare, di chiara matrice geometrica e euclidea, dapprima con i colori acrilici e poi con i colori a olio, per ricavare le innumerevoli velature policromatiche che determinano la magnificenza sostanziale dei mezzi toni cromatici, supportanti in dante la risoluzione dei passaggi chiaroscurali, che suggeriscono ovunque le ombre proprie e portanti sulla cute di appartenenza di tale soggetto psichico ivi iconografizzato al centro della tela, nonche’ delle sue vesti in tessuto, funzionali queste ultime a ricoprire il suo corpo di immanentizzazione terrestre che si ontoconcretizza nella realta’ fenomenica. Si evince a primo acchito che la pittrice Carla Patella e’ celebre per i suoi personaggi fenminili, per la quale le sue innumerevoli opere vengono dedicate soprattutto ultimamente a queste donne, contraddistinte dalla bellezza e dalla verve che non passano inosservate per coloro i quali sono capacitati a ammirare tali donne succitate di qualsiasi fascia d’eta’, nonche’ una di esse e’ dipinta in questo quadro, dedicato appunto a una donna sola, con in mano una sigaretta, dove i suoi occhi verdi sono intenti a osservare all’ interno della sua dimora, attraverso una finestra, le vicissitudini del popolo degli uomini, dacche’ il rumore delle loro voci, delle automobili, dei pullman e tanto altro di differente, sono percepiti apaticamente e con noia dalla mente contemplante di questa donna con calma e parsimonia, talche’ la sua bella mano supporta con dovizia la sua testa, dove un orecchino di colore bianco riesce a magnificare ancor piu’ la sua personalita’, come d’ altronde anche il cerchietto in panno di colore marrone, funzionale quest’ ultimo a mantenere in ordine i suoi cappelli di colore castano chiaro. Le linee di contorno esili o massive del primo disegno di base iconografico fatte a matita, non vengono rivivacizzate in unisono tramite i colori acrilici e a olio sulla superficie della tela anzidetta, poiche’ se riproposte, tali lignee di contorno esili o massive fatte a matita, tramite i summenzionati colori acrilici e a olio, questi ultimi potrebbero introdurre in codesta opera in menzione negli interni programmatici della classica prigionia della forma geometrimatematecizzata, impedente l’immanentizzazione del biditridimensionalismo pittorico, suggestionato in tutto dalle varie velature dei colori a olio, che supportano la conseguenzialita’ dei vari passaggi chiaroscurali dettati dai vari mezzi toni dei colori ivi utilizzati dalla pittrice Patella. Lo sfondo del quadro e’ contrassegnato da innumerevoli micromacrocromo chiazze aniconiche di colore viola, dove le stesse contribuiscono a vivacizzare per il suddetto sfondo del quadro la ritmocromoinformalizzazione di un ambiente buio, sicché la luce sprigionata dai raggi del sole non riescono a penetrare in tale ambiente artificiale, poiche’ e’ la sola luce generata dalla luminescenza della cute di appartenenza di questa donna, assieme al colore verde dei suoi occhi a illuminare tal ambiente antropico sopracitato, nonche’ la luce sprigionata dagli occhi verdi del soggetto psichico femminile e’ differente da quella generata dal suo corpo, poiché tale luce degli occhi proviene direttamente dal suo spirito vegetante e non ha nulla a che vedere con le tanti luci artificiali, naturali o dei vari colori utilizzati dalla Patella per rappresentare il corpo stesso di questa donna, poiche la luce dei suoi occhi non appartiene a quest’ultima, ma bensì e’ generata da una matrice di base sostanziale metasudditante che puo’ essere solo contenuta dai soggetti psichici piu’ risoluti e tranquilli, quali appunto in questo caso da questa donna ivi dipinta nel quadro dalla Patella, per la quale suddetta opera e’ dedicata solo all’unico e vero protagonismo assoluto di quest’ ultima e a null’altro di differente che possa mettere in difficolta’ l’ osservatore del quadro a conferire nella sua mente contemplante delle forme di distrazioni psicologiche che potrebbero razionalizzarsi sulla tela manifesta, con la raffigurazione pittorica di alcuni svariati obiecta e soggetti che immanentizzano l’ ordine ontologico di ogni ente che si impongono da sempre nella realta’ fenomenica, attraverso il loro peso specifico, e la loro possanza volumetrica, senza un loro permesso, e senza un loro consenso, con intransigenza, volumetricamente, sulla superficie del pianeta terra anzidetto, sicche’ quest’ ultimo risulta fin dalla notte dei tempi scaraventato nello spazio piu’ buio e profondo, dove solo la luce generata dai raggi del sole riesce in parte a illuminare gli oggetti coltri e smarriti, come del resto gli innumerevoli esseri psichici che con la loro presenza sulla superficie del pianeta terra contribuiscono a indentificare su di essa la presenza della specie umana, che razionalizzano attraverso i loro usi e costumi le consuetudini delle svariate nazioni del pianeta terra, nonche’ tali fatti della terra non sono compatibili con lo spirito della donna ivi raffigurata in questo quadro, poiche’ ella non appartiene a quei soggetti psichici femminili di ordine comune, poiche’ totalmente differente da queste ultime come sostanza spirituale, ma eguale invece con il suo corpo di appartenenza a quelle poche donne fascinose del pianeta terra. Jean-François Bachis-Pugliese Pugliese Semiologo e Critico d’ arte. Copyright 2022. Tutti i Diritti Riservati. 

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