Enciclopedia dell’arte contemporanea italiana. Tomo 3

critica di Jean François Bachis Pugliese

Carla Patella. (1953, Bologna). L’ Autunno – Tecnica mista su tela – 70x70cm. Gli inverni lunghi e freddi possono impartire nei riguardi di un soggetto psichico femminile, di razza europea, la determinazione di alcune idee, che contengono in se stesse delle nozioni teoretiche, riconducibili alla protezione del proprio corpo di immanentizzazione terrestre, nei riguardi del freddo medesimo, attraverso l’ utilizzo di alcuni indumenti, molto piu’ protettivi di quelli estivi, nonche’ questi ultimi possono essere utilizzati in pieno inverno solo come capo di abbigliamento intimo, che la pittrice Carla Patella non raffigura in questa sua opera manifesta, dedicata appunto a tale soggetto psichico femminile, ivi raffigurato al centro del quadro. La pittrice in questione, utilizza una tela in lino bianca, quadrangolare, di chiara matrice geometrica e euclidea per rappresentare attraverso i colori a olio tale ragazza, dove parte della sua testa viene circondata da un cappello in lana, di colore marrone, che si abbina al colore stesso dei suoi cappelli, che abbelliscono ancor piu’ i tratti psicoiconografici della suddetta ragazza. Lo sfondo dell’opera viene completamente ontosignificato dalle molteplici micromacrocromo striature verticalizzanti irregolari, dove la loro presenza sulla superficie della tela, impartisce alla mente contemplante di un soggetto psichico, che si ritrova con la sua anima vegetante e il suo corpo di immanentizzazione terrestre a sostare con il suo peso specifico e la sua possanza volumetrica, nei medesimi spazi immanenti accoglienti se stesso e l’ opera manifesta, la certificazione della cromosuonoverticalizzazione fantasiosa di un ambiente psicoallucinante, dove i rumori e i frastuoni generati dall’ umanita’ recalcitrante, non possono essere percepiti da parte del suddetto osservatore dell’opera, per delle motivazioni che la pittrice anzidetta, non raffigura nell’ opera medesima, nessun tipo di iconograficizzazione che possa rimembrare dei modelli pittografici riconducibili all’ ontosignificazione fantasiosa delle varie societa’ tecnodigitallizzate, supportate in tutto dagli ambienti antropici, costituiti quest’ ultimi dall’operosità e dall’ingegno umano. La donna ivi raffigurata nel quadro e’ intenta a osservare colui che la guarda, dove i suoi occhi verdi sono interessati solo a osservare colui il quale si sofferma di fronte ad essa per ammirare la sua bellezza, nonche’ tale donna con il suo vestiaro, puo’ essere inserita come soggetto psichico femminile, in un tempo che non esiste piu’, quale appunto l’ Europa mitteleuropea. Tale donna si gira di scatto, nonche’ orgogliosa della sua bellezza e della sua intelligenza, non accetta per nessun motivo al mondo di essere adulata da alcuni potenziali corteggiatori, che si ritrovano a passeggiare per caso o per altri motivi nei medesimi spazi immanenti, dove tale ragazza si ritrova anch’essa a camminare con la sua pianta, ivi raffigurata sulla destra del quadro in basso, vicino al suo viso. Le mani, il petto, le braccia, le gambe e tanto altro di attinente che razionalizzi ogni membra di appartenenza del suo corpo di immanentizzazione terrestre, non vengono raffigurate nell’opera suddetta, dacche’ la pittrice in questione , dedica questa sua opera solo alla bellezza e all’avvenenza del fascino femminile di tale ragazza, dove i suoi tratti psicosomatici del viso, mettono in forte risalto il suo carattere solitario e riservato, che non vuole essere disturbato da un possibile sconosciuto. Le linee di contorno esili o massive del primo disegno di base iconografico, fatto a matita, funzionale a razionalizzare i tratti psicosomatici della ragazza ivi riprodotta sulla superficie della tela, non vengono riproposte dai colori a olio, poiche’ non evocate e non indispensabili per ontosignificare all’ interno del quadro la determinazione della classica prigionia della forma geometrimatematecizzata, che potrebbe soffocare la certificazione pittografica del biditridimensionalismo conico pittografico. Le micromacrocromo chiazze aniconiche e irregolari immanentizzano l’ ontoconcretizzazione delle ombre portanti e proiettate, nonche’ queste ultime estromettono le molteplici velature a olio, utilizzate da tanti pittori figurativi, talche’ la pittrice in questione e’ solita adoperare delle tecniche artistiche fortemente riconducibili a quelle ive adoperate dai macchiaioli e dai divisionisti di ogni tempo. Tali tecniche pittoriche impartiscono per l’ opera stessa, la determinazione del decocomposizionismo pittografico, che razionalizzato negli interni programmatici della pittura realista, puo’ celebrare attraverso il grande sogno dell’arte, l’ immanentizzazione di un soggetto psichico femminile del nord europa, fortemente riconoscibile quest’ultimo, dai suoi cappelli rossi, dai suoi occhi verdi e dal suo atteggiamento psicologico, che nulla a che vedere con i cuori passionali delle donne della cultura mediterranea. Si evince che la pittrice Patella si allontana dalle tecniche pittoriche di alcuni ritrattisti veristi, per intraprendere con delle tecniche artistiche piu’ celere, delle raffigurazioni fantasiose e oniriche che rimembrano delle donne di un passato che non esiste più, ma che puo’ essere rivitalizzato, attraverso l’ esercizio artistico nelle sue svariate opere, dedicate appunto alla bellezza femminile. Jean-François Bachis-Pugliese Semiologo e Critico d’ arte. Copyright 2021. Tuttini Diritti Riservati.

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