Anno 2021
Carla Patella. 1953, Bologna. Autunno in Toscana – Acrilici e olio su tela – 120x80cm. Le lunghe estati vengono sempre supportate in tutto nel loro concludersi all’interno della realta’ fenomenica dagli autunni che si manifestano con intransigenza attraverso delle temperature piu’ docili e dai colori piu’ morbidi, dove la luce generata dai raggi del sole riescono in parte a risaltare le forme e gli stessi colori ivi immanentizzati negli innumerevoli obiecta razionalizzanti ontologicamente i svariati ambienti naturali che la pittrice Carla Patella riesce a rappresentare con i colori acrilici e a olio su una tela in lino, di colore bianco, rettangolare, di chiara matrice geometrica e euclidea, utile per iconograficizzare fantasiosamente una scena di paesaggio rimembrante le colline toscane nel periodo autunnale. In primo piano, nell’ opera, la pittrice anzidetta dipinge un vigneto, dove le foglie di colore rosso, si intersecano con il colore nero, supportante quest’ ultimo gli assetti iconografici delle ombre proprie e proiettate che specificano in tutto la determinazione iconografica di ogni filare del vigneto, nonche’ l’ immanentizzazione del biditridimensionalismo pittorico, tanto di suggellare per l’ intera opera manifesta, la certificazione della ritmomodularizzazione pittografica della stessa opera in menzione, sicche’ si evince a primo acchito che tal paesaggio toscano mette in forte rilevanza la laborioseta’ dei vari esseri psichici, vocati a coltivare i loro poderi, dove i toscani in effetti sono celebri per il loro ordine a riguardo delle loro piantagioni costituite soprattutto da vigneti e olive, talche’ il loro vino e olio sono rinomati in tutto il mondo. Un albero sulla sinistra nel quadro si intravede fra i filari di questo vigneto, dove la sua presenza sulla tela sopraddetta riesce a magnificar ancor piu’ le svariate specie vegetali che potrebbero occupare in parte gli spazi interni dei summenzionati filari di questo vigneto, mettendo in difficolta’ colui il quale che e’ intento a lavorare la terra con un suo mezzo agricolo, sicche’ contrariarmente a tutto cio’ tale albero ivi summenzionato, potrebbe favorire in tutto allegramente, un posto all’ ombra, a colui il quale e’ interessato a lavorare sotto il sole in codesto vigneto per trovare anch’ egli il suo meritato riposo o un punto accogliente e confortevole dove consumare il suo cibo a mezzogiorno con un buon bicchiere di vino nel momento della sua pausa lavorativa in questo podere dipinto dalla Patella su questa sua tela. Sullo sfondo del quadro in alto la pittrice dipinge un paesino, che viene offuscato in parte da una sottile nebbia di colore arancione e marrone, eguale forse al colore stesso delle zolle della terra asciutte o ai colori medesimi delle tante foglie delle piante del vigneto. Le ombre proprie e proiettate scorrono con dolcezza e pacatezza per ogni obiecta artificiale o naturale ivi rappresentato dal gesto pittorico della Patella, sicche’ la patinatura che si percepisce in tutta la sua possanza cromatica sulla tela medesima si sovrappone sul paesaggio agricolo toscano, favorendo ancor piu’ un enorme distacco visivo fra lo spettatore del quadro e egli stesso, nel momento in cui quest’ ultimo si ritrova a sostare con il suo spirito e il suo corpo di immanentizzazione terrestre nei medesimi spazi ontologici accoglienti se stesso e l’ opera manifesta. Tutto cio’ implica da parte della pittrice di percepire dei colori e delle forme che possono essere solo riprodotti in base alla sua gestualita’ pittorica calma e riflessiva, suggestionata dal tutto dall’esercizio della memoria individuale, dacche’ ella, la pittrice sopraddetta contribuisce a ricavare questa sua scena di paesaggio, in un suo momento riflessivo maliconico, dove la vita stessa sfugge pur tuttavia, nonche’ attraverso quest’ultima si impongono relativamente i corpi e le anime travagliate dei svariati esseri psichici che di ontoconcretizzano con intransigenza all’interno della realta’ fenomenica, dove i variegati paesaggi agricoli sprigionano in tutto delle energie benevole che la stessa Toscana riesce a manifestare a chiunque si ritrovi di rado o occasionalmente o per altri motivi ritrovarsi in esso. La scena di paesaggio agricolo viene percepita dall’ alto e non dal basso, nonche’ si palesa il fatto che la pittrice Patella voglia sostare da sola per godere appieno la sua solitudine e la sua autoglorificazione di se stessa, distaccandosi dalle cose del mondo infetto, pervarse soprattutto dalle energie di una matrice di base metasudditante malevole, che potrebbe ontoconcretizzarsi come tale all’ interno dei vari filari dei vigneti come del resto in tutta questa porzione di paesaggio toscano. Il mondo stesso viene acclamato con virtu’ dalla Patella, ma solo esternamente, poiche’ la pittrice medesima e’ conscia che evitando un suo contatto diretto fra il mondo medesimo e lei stessa, la sua visione romantica e benevole puo’ solo palesarsi integra e genuinamente, nei riguardi del mondo stesso da ella stessa riprodotto in parte in questa sua opera manifesta, riproducente idealmente questa scena di paesaggio fantasiosa della regione Toscana e null’ altro di differente che possa glorificare la presenza iconografica di un qualsiasi essere psichico, ma solo il suo lavoro che antropicizza la superficie del pianeta terra. Jean-François Bachis-Pugliese Semiologo e Critico d’ arte. Copyright 2021. Tuttii Diritti Riservati.